martedì 26 gennaio 2016

Per la giornata della memoria


 Rita Frattolillo
        Perché in questa giornata del 27 gennaio il nostro pensiero sia      rivolto, oltre che alla  shoah di  sei milioni di ebrei durante la seconda guerra mondiale, a tanti altri olocausti di cui si sa poco o nulla.
Perché troppo spesso gli studiosi occidentali passano sotto silenzio o dimenticano i grandi eventi che sono accaduti al di fuori dei  confini di loro “competenza”.
 Del feroce genocidio perpetrato ai danni dei curdi, qualcosa  ogni tanto comincia a trapelare, ma a fatica.
 Quasi nulla, poi, è affiorato sulla sorte tragica toccata a più riprese, durante i secoli, ad un popolo geloso della propria indipendenza ed unicità come quello armeno.
Il loro genocidio è tuttora negato, ed è per questo che voglio parlarne.
Tre sono  i momenti  tragicamente indimenticabili  - mi pare - della loro travagliata lotta per l’indipendenza.

mercoledì 20 gennaio 2016

La città andalusa delle corride, Ronda; La fenicia Cadice





di Rita Frattolillo


Questa volta preferiamo l’Andalusia “minore”, ma non meno pittoresca né meno ricca di Storia.
 Entriamo nella cittadina di Ronda dalla porta Almukaba, nome arabo che significa “Porta delle anime”, perché di qui passavano i cortei funebri che accompagnavano i defunti fuori città.
Ronda, a 700 m. sul l.m., è un misto ben riuscito di reminiscenze romane e arabe.
Il nome, ad esempio, è latino: infatti l’antica Arunda era una città romana, che, benché fortificata, cadde, dopo parecchie incursioni, in mano musulmana, e in mano loro rimase, fino a quando i piccoli regni cristiani -  in primis la regina “cattolicissima” Isabella di Castiglia y Leon - un giorno di Pentecoste, la ebbero vinta e la conquistarono dopo molti tentativi, approfittando delle lotte intestine che stavano disgregando l’unione tra arabi.

venerdì 15 gennaio 2016

Amedeo Trivisonno, il pittore degli angeli


di Rita Frattolillo


Era il 1993 e Amedeo Trivisonno aveva alle spalle ottantotto primavere quando lo incontrai per quella che fu una delle sue ultime interviste.
 Si sarebbe spento due anni dopo, il 28 dicembre ’95. Quando lo vidi, mi sorprese  lo sguardo: libero e penetrante. Uno sguardo limpido, ancora giovane, che gli illuminava il volto aperto, in contrasto con la barba e i capelli candidi. L’inseparabile basco scuro non era una civetteria d’artista, ma la sua dichiarazione d’amore all’arte, un amore a cui è rimasto fedele fino alla fine, e al quale – mi confidò con sicurezza – si sarebbe dedicato di nuovo, se mai fosse tornato a nascere. Perché, mi spiegò, per lui l’arte era natura, bellezza e vita, e una consolazione senza eguali nei momenti difficili.

 Ma come era nata la passione per l’arte?

giovedì 14 gennaio 2016

Charles Moulin, il poeta del pastello


di Rita Frattolillo



Gauguin…come Gauguin”, ha commentato qualcuno riferendosi alla fuga dalla “civiltà” di  Charles Moulin. Ma, se il pittore parigino, dopo la drammatica rottura con Van Gogh,  era   riparato a Tahiti, in Polinesia - paradiso esotico abitato da ragazze  vestite  più di serti floreali che di abiti - dandosi risposte (d’où venons-nous? Où allons-nous?) e dando una svolta al suo stile pittorico,  Moulin, rintanandosi tra i picchi delle Mainarde, anche se geograficamente più vicino alla “civiltà”,  si era isolato dagli ambienti artistici  e si era fatto ignorare dai circuiti artistico-commerciali. Soprattutto, a differenza di Gauguin, non è stato mai celebrato tra i grandi del suo secolo, anzi; e la sua non breve esistenza è passata quasi inosservata.

domenica 10 gennaio 2016

Un amore muto e impossibile di Gabriele Pepe


di RITA FRATTOLILLO



Una domenica mattina del lontano 1796  Gabriele Pepe, diciassette anni, si vestì con più cura del solito. Si spazzolò la camiciola chiara col collo alto e il pantalone alla francese aderente  come usava all'epoca,  si passò il pettine tra i folti ricci biondi.
L'occhiata rapida che lanciò allo specchio prima di gettarsi sulle spalle il tabarro scuro, uscendo, gli rimandò l'immagine di un giovane pallido -non si era ancora ripreso da quel dannato intervento alla vescica - con le guance appena ombrate da un'incipiente peluria. Tanta cura perché quella mattina era speciale: Gabriele sentiva di essersi  innamorato, ma sul serio; non una cottarella giovanile, di quelle che passano presto senza lasciare segni, ma un amore intero, completo, che gli levava il sonno. Si avviò in tutta fretta verso il piazzale del castello Angioino, perché di lì a poco, come tutte le domeniche, lei sarebbe passata, accompagnata dai genitori, per andare alla messa solenne di S. Maria Maggiore.