giovedì 6 settembre 2012

Visitare Bruxelles a piedi, reporter per qualche giorno

A Bruxelles, capitale dell’Europa

Quest’agosto, Bruxelles e Amsterdam. Buona scelta, così scampiamo agli anticicloni bollenti che stanno ardendo l’Italia. Appena messo il naso fuori dall’aereo, nella sterminata pianura che circonda Charleroi (nome familiare ai nostri emigrati molisani), ci sorprende infatti un’arietta frizzante, ben diversa dall’afa lasciata a Roma. Il sole è coperto da un rapido passaggio di nuvole spinte dai venti; bene, penso: camminare sotto qualche pioggerella non sarà male. Saremo accontentati anche troppo, nei giorni seguenti….Qui è la norma, aprire ogni tanto l’ombrellino.

In verità Bruxelles non mi attirava granché, forse per i tiggì che mandano la solita immagine di repertorio del Parlamento o dell’Atomium, che alla tele sembra un giocattolo, quando invece supera i 100 metri di altezza, e insomma la immaginavo scostante, fredda, una city della politica dove tutti o quasi girano in tenuta d’ordinanza e valigetta diplomatica.

mercoledì 2 maggio 2012

Mirabello Sannitico nella cultura e nella Storia



Nella foto: R. Frattolillo, A. Verdone, B. Bertolini


Il 28 marzo scorso, nella Biblioteca dell’antico Palazzo Spicciati, si è tenuto un interessante incontro organizzato dall’Associazione Donne Mirabellesi (UDM) e dal Comune, rappresentati entrambi  dal vicesindaco Antonietta Verdone, che ha  aperto i lavori e  introdotto le relatrici.  Barbara Bertolini e Rita Frattolillo, coautrici del dizionario bio-bibliografico Molisani milleuno profili e biografie (Ed.Enne, 1998) , e da molti  anni attente ricercatrici del patrimonio culturale molisano indagato sotto i suoi vari aspetti,  hanno appuntato la loro attenzione sulla fisionomia  di Mirabello Sannitico, un centro – hanno sottolineato - che è stato sempre presente negli eventi che hanno segnato la Storia culturale e politica della regione e dell’Italia.

venerdì 20 aprile 2012

IO SONO LA GUERRA di Adelchi Battista

 Per il suo romanzo di esordio Io sono la guerra (Rizzoli, 2012, pp.524, 22 euro), Adelchi Battista (Campobasso, 1967), che vive a Roma, dove scrive per la radio, la televisione e il teatro, sceglie un periodo cruciale della seconda guerra mondiale, il mese che va dal 23 giugno al 25 luglio1943 .
Giorno dopo giorno, Battista ricostruisce, sulla scorta di una messe enorme di documenti ricercati con pazienza e tenacia, il drammatico mese in cui precipita rovinosamente, dopo venti anni di dittatura, il regime fascista. Questo romanzo storico, che coniuga  il ritmo e l’allure di un film in presa diretta con il rigore richiesto dall’argomento, si apre sulle voci del prossimo sbarco anglo-americano in Sicilia riferite a Hitler dai gerarchi nazisti nel centro di comando e di controllo di Berghof, e poi, un capitolo dietro l’altro, affronta da più angolazioni – dalle stanze del potere come dalla strada -  i nodi politici che hanno segnato quei giorni  memorabili della nostra Storia, mettendo in scena  dialoghi, fatti e  personaggi che porteranno all’ultima seduta del Gran Consiglio, per la quale Dino Grandi aveva preparato un ordine del giorno avverso al duce, che decreterà, in un clima di accesa tensione, la crisi definitiva del regime e la fine di Mussolini. Basandosi su notizie, foto, fughe di notizie, Battista, che rivela nel suo feed-back un notevole bagaglio culturale in cui è confluita anche la lettura di Laurent Binet e Jonathan Littel, con Io sono la guerra, che va meritoriamente ad arricchire la non vasta bibliografia molisana del settore, ha il pregio di raccontare gli eventi della macrostoria come  un romanzo, avvincendo il lettore nell’intrico dei giochi di potere e del destino, anche grazie all’alta qualità  e alla buona tenuta di una scrittura senza cedimenti.
Rita Frattolillo

lunedì 2 gennaio 2012

Una storia vera sull'emigrazione in terra svizzera negli anni '60-'70

Dall’Italia alla Svizzera e (qualche) ritorno, in un libro-inchiesta che mette a fuoco la storia di coloro che, per assicurarsi il pane, dalla fine degli anni ’50 dovettero migrare a scatti e morsi da una Patria avara al di là della frontiera, sottostando a norme tanto rigide che solo la ferrea volontà di riuscire e la prospettiva di un futuro decente potevano rendere sopportabili.

Con un particolare, che rende unico nel suo genere il volume E qui, almeno, posso parlare? Storia dell’emigrazione italiana a Ginevra. I figli degli emigrati ospiti del “Regina Margherita” al Grand-Saconnex (ilmiolibro.it - Gruppo editoriale l’Espresso, con versione francese, luglio 2011, pp.284, euro 17.50), in quanto l’inchiesta non si basa su fatti visti o sentiti, ma è in presa diretta, e a raccontare, in una sorta di flash-back, sono i diretti protagonisti, oggi nonni sereni, e all’epoca bambini spauriti, piccoli clandestini catapultati in un ambiente ostile.