venerdì 2 luglio 2010

Quella copertina con Saviano morto...

Non voglio nominare il giornale per non fargli pubblicità, ma quell'orrenda copertina dello scorso giugno con Saviano morto ammazzato mi ha suscitato prima choc e poi indignazione.
L'hanno già ucciso tante volte con parole oltraggiose dettate dall'invidia per il suo successo internazionale e dall'odio dei servi del potere che non gli perdoneranno mai il suo spirito libero. Ma non bastava, avevavo bisogno di vedere concretamente l'immagine di lui finito, steso sul tavolo dell'obitorio, con il cartellino identificativo bene in vista.
Roberto Saviano è terribilmente scomodo per quel che dice e scrive, e soprattutto perché è un simbolo. In quanto colpevole di credere alla forza della parola e alla libertà di poterla esprimere, è necessario rimuoverlo, e qualunque modo è buono. In quest'Italia narcotizzata, con i valori rovesciati, sentirsi uomo libero, capace di combattere denunciando apertamente le mafie e la criminalità, a costo di rinunciare ad una vita normale, è una colpa che non si perdona. E invece ci vorrebbero cento, mille Saviano, in questo Paese diventato vile e corrotto. Oltretutto, mi chiedo se quelli che lo attaccano con tanta veemenza e livore sarebbero capaci, per le loro idee, di sacrificarsi come è costretto a fare lui. Sotto scorta già prima dei suoi 30 anni, ha dovuto rinunciare alla sua vita di giovane, e perdere, in definitiva, il contatto diretto con la realtà. Ridotto a qualche spiraglio di quotidianità e ad accontentarsi di una parvenza di vita, e sempre con l'incubo di essere, lui e i suoi cari, un bersaglio.