lunedì 8 febbraio 2016

Cordova


                  di   Rita Frattolillo



Il profilo di Cordoba con le sue cupole e i suoi minareti si staglia nel cielo terso sull’altra sponda del Guadalquivir, il “grande fiume”.
  La torre Calahorra che custodisce il museo storico  sovrasta l’ingresso al maestoso ponte romano che lo scavalca, ed è proprio la torre che all’inizio mi impedisce di vedere il vecchio mulino arabo perfettamente restaurato  che spunta a pelo d’acqua.
La città oggi conta 300mila abitanti, e ha una centrale di pannelli solari,  mentre le terre circostanti   producono olio, vino e cotone.

Il suolo di Cordoba è stato calpestato nel corso dei secoli da una moltitudine di popoli, tra cui  i fenici, i romani, gli ebrei e gli arabi. La storia della città è costellata di periodi di grandezza e  di decadenza.


Agli inizi fu una colonia fenicia (il nome deriva forse dal fenicio corteb, molino da olio) alleata dei Cartaginesi.  I Romani la conquistarono nel 206 a.C., trasformandola nella ricca e colta colonia patrizia romana, patria di Seneca e di Lucano, entrambi fatti assassinare  da Nerone.
In seguito il pretore M.Claudio Marcello la edificò secondo le usanze romane, le diede il nome di Cordŭba e la fece capitale dell'Hispania Ulterior.
Nel 45 a.C., durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo, la città, che parteggiava per Pompeo, venne assediata e  presa dall'esercito di Cesare.
 Nel I secolo, a causa della distruzione di Gerusalemme per mano dei Romani, molti Ebrei si riversarono qui, coprendo fino al 20% della popolazione. Visitiamo la Juderia, l'antico quartiere ebraico dal dedalo di vie strettissime situato alle spalle della moschea (Mezquita). E’ in questo quartiere-ghetto che nacque Maimonides, il sapiente medico che  aveva avuto anche il pregio  di ridurre a norma le leggi della Torà.


   


Alla sua memoria è stata eretta una statua che  ammiriamo in uno slargo della Juderia.
La città non subì l'invasione barbarica e rimase romana sotto l'egida di Bisanzio fino a quando l'ultimo invasore visigoto ariano Leovogoldo (convertito al cattolicesimo) la conquistò alla fine del VI sec d.C. 
 Quando nel 756  gli Arabi  entrarono a Cordova trovarono una capitale monumentale e bella contornata da molti cenobi e monasteri. Possedeva le fortificazioni migliori di tutta la Spagna meridionale e una cattedrale dedicata a S.Vincenzo sulla quale alzarono la Moschea.

 Fin dall'inizio dell'invasione musulmana Cordoba fu preferita a Siviglia, diventando una delle capitali dell'impero islamico in Spagna. Vi si succedettero  ben venti emiri fra il 715 e il 756, quando diventò capitale di un emirato indipendente da Damasco.
 Nel 929 ebbe inizio il califfato indipendente di Cordova, e fu allora che la città divenne un fiorentissimo centro culturale e artistico: celebre la scuola di intagliatori di avorio. 
Grande capitale nel mondo di quel tempo, raggiunse il milione di abitanti alla fine del X secolo.

Purtroppo l'invasione dei Berberi (1010) e la caduta del califfato (1031)  decretarono l’inizio della decadenza.
Due secoli dopo, Domenico Munoz dos Hermanas, capostipite della famiglia De Cordoba, riuscì a togliere ai mori la città (1236 ) per conto del re cattolico Ferdinando III detto il Santo, e questo le ridiede una funzione strategica nella lotta contro  il sultanato di Granada.
Ma la partenza della comunità musulmana fece perdere alla città  le sue famose industrie (i celebri cuoi “cordovani”), le scuole e i commerci internazionali.
La Patria del filosofo arabo Averroè e di molti altri pensatori e poeti arabi ed ebrei ormai era solo un ricordo.
 E niente sarebbe più tornato come prima.


Ascesa al trono nel 1474, la regina Isabella introdusse in Castiglia (1480) e poi nel resto della Spagna la Santa Inquisizione, e si dedicò (1492) alla conversione forzosa di tutti i sudditi  in nome del principio della conformità religiosa. 


Ciò portò alla dispersione degli ebrei sefarditi soprattutto nel bacino del Mediterraneo, in particolar modo nei territori dell'impero Ottomano dove trovarono una maggiore tolleranza religiosa.
 Molti continuarono a professare segretamente la loro religione, pur essendosi convertiti, ma chi veniva scoperto era bruciato vivo sul rogo e i suoi beni erano confiscati dalla Corona, pratica che divenne piuttosto diffusa per finanziare le casse del regno che in quel periodo era impegnato nello sforzo di finanziare i viaggi di esplorazione per la scoperta di nuove terre. 
Gli ebrei convertiti, comunque, subivano in ogni caso discriminazioni sociali ed economiche: erano loro vietati particolari mestieri, venivano additati come marranos (in lingua spagnola maiali), e spesso si arrivò a segregarli in determinati quartieri delle città (le Juderias).
Alla reconquista di Granada, 1492, il papa Innocenzo VIII conferì a Isabella ed al marito Ferdinando il titolo di "Maestà cattolica".
 In cambio, la sovrana fece omaggio al suo successore, il papa spagnolo Alessandro VI Borgia, del primo oro arrivato dalle Americhe grazie alle esplorazioni di Cristoforo Colombo. Con una parte di esso fu rivestito il soffitto della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.


 Nella città antica vi sono importanti vestigia  di quando Cordova era la prospera capitale dell’emirato, poi trasformatosi in califfato, e il nucleo conserva la struttura tipica dei centri musulmani, con vie strette che si snodano a serpentina e si incrociano irregolarmente.
Dopo il suggestivo "vicolo dei fiori", con i panieri di fiori che fanno bella mostra dai muri, ci sorprendono le piccole piazze (campos), le vie a fondo cieco, le case basse con cortili interni (patios).

 Diversamente dalle altre città spagnole, manca una piazza che faccia da centro cittadino.
 L'espansione moderna si è svolta quasi esclusivamente nelle zone periferiche, lasciando intatta la fisionomia originaria del vecchio centro musulmano. 

Grazie alle sue numerose e insigni testimonianze artistiche specie del periodo arabo, nel 1984 l'antico abitato medievale è stato incluso nel patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Ci inoltriamo nelle strade affollate; diverse botteghe  e bottegucce  espongono  oro e argento lavorato in filigrana, secondo un’altra antica tradizione locale.
 Visitiamo l’unica, residua sinagoga (con le due di Toledo) di tutta la Spagna meridionale :  è piccola, sconsacrata e completamente spoglia.
Resta in piedi sotto forma di museo il palazzo dell’Inquisizione, a testimonianza della crudeltà umana. 
Un capitolo di Storia orribile e purtroppo  incancellabile  si apre ai nostri occhi sconcertati davanti agli attrezzi inventati dalla cattiveria umana per estorcere con la tortura alle povere vittime la confessione tanto desiderata dagli inquisitori!    

 
La grande Moschea (La Mezquita) , cinta da un alto muro al punto da sembrare una fortezza più che un tempio, è grandiosa con il suo minareto e le sue cupole, ed è insieme moschea e  cattedrale.  
Fu iniziata nel 785 sopra la pianta della preesistente Basilica di San Vincenzo, come s’è detto, e ampliata tra il sec. IX e il X.
Questo, che è il monumento più famoso e meglio conservato della Cordova islamica, è anche il più importante edificio musulmano della Spagna.


In origine, essa consisteva in una sala di preghiera con nove navate ortogonali al muro della qibla, di cui quella centrale più larga delle altre, secondo la tradizione islamica. Le colonne, provenienti da precedenti edifici romani o visigoti, reggono un doppio ordine di archi a ferro di cavallo. Le parti più notevoli dell'edificio, quali il mihrab, con le porte che lo circondano e le tre superbe cupole antistanti, impostate su archi incrociati, si debbono ad al-Hakam II (961-976). La decorazione interna è basata sul contrasto di colore delle fasce alternate di mattoni e pietra e sull'orlo degli stucchi che inquadrano porte e miḥrāb.

  Convertita in cattedrale cristiana nel 1236 , a partire dal 1523 venne rimaneggiata più volte.

 Dopo la sosta nei giardini antistanti, penetriamo all’interno e ci troviamo in una sorprendente selva di archi arabi colorati che sembrano non finire mai. 
Mi prende un forte smarrimento, una specie di vertigine, e il mio senso di estraneamento raggiunge l’apice. Perché mi rendo conto di essere in una moschea - ne ha tutte le caratteristiche - ma vedo anche un tempio cristiano straordinariamente ricco nello splendore dello stile barocco.




L'originale unione della struttura architettonica ed artistica tipica della Moschea con quella della Cattedrale, senza soluzioni di continuità, genera un effetto architettonico impressionante, che l'ha resa famosa in tutto il mondo e di cui avevo sempre sentito parlare.
Ma se ne potrebbe descrivere ogni dettaglio per pagine e pagine senza mai riuscire a trasmettere la sensazione magica che si prova una volta che si è all’interno e si viene avvolti da quella foresta  di pietra fatta di archi e colonne colorati!

Rita Frattolillo © Tutti i diritti riservati 2016








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