domenica 21 febbraio 2016

A proposito del Decreto Legge Cirinnà

di Angela Frattolillo

Nella storia ci sono momenti in cui è doveroso e necessario intervenire, far sentire la propria voce e gridare il proprio sdegno nella melassa mediatica che strombazza sui diritti di assicurare a pochi, ignorando quelli dei molti senza voce e potere.
 Ma l’omosessualità è sempre esistita e praticata, anche per particolari contingenze storiche e sociali,ma vissuta con naturale pudore e discrezione, senza bisogno di esibizioni, pubblicità e spettacolarità spesso becere, se non triviali. 
Ora, concordando sul giusto riconoscimento civile che assicuri loro diritti patrimoniali e assistenziali, non si capisce l’imperiosa necessità di travalicare in ambiti che attengono le strutture primarie della società umana, oltre a millenarie sensibilità religiose.
Non si capisce cioè, la pretesa del loro bisogno d’amore di concretizzarsi in un “oggetto” al di fuori della loro coppia.
 Questo oggetto-soggetto dovrebbe essere un bambino adottato o fatto generare da una donna fecondata artificialmente, pagata all’uopo. Inaccettabile poi, il Ddl. Cirinnà con l’equiparazione dell’unione civile al matrimonio e ai diritti della famiglia naturale. I banali dibattiti a riguardo hanno stomachevolmente usato neologismi tipo “coppie omoaffettive”, o peggio affermato che “la madre non c’è, la madre è un concetto antropologico !”


Tutto ciò è il prodotto della parabola della modernità occidentale sviluppatasi in una vistosa disgregazione: l’orizzonte omogeneo dei sistemi ideologici ha ceduto il passo a processi di forte frammentazione accompagnati dal delinearsi di modelli culturali molteplici generanti la folla delle solitudini e l’esigenza della differenza, tipico della società “liquida”.
 La famiglia naturale – si scrive e si dice – è una categoria del passato, un mito letterario che ne ha adombrato tremori,violenze, prevaricazioni, errori ed orrori perciò i piccoli crescerebbero meglio con due mamme o due papà sereni, concordi ed in armonia. Facendo le dovute riserve sulla  concordia, serenità e armonia anche delle coppie omo, vorrei richiamare l’origine della famiglia umana con la sua connotazione divina, in tutte le religioni del mondo. 
Nella nostra, nasce dal bisogno di un Dio, creatore di mondi e di organismi meravigliosi, di amare ed avere una creatura a sua immagine e somiglianza con cui intrattenersi e confabulare. Non solo, perché si avvede che quell’Adamo da lui creato soffre di solitudine,pur vivendo nell’Eden, allora gli crea una compagna con cui condividere giorni,ansie e sogni. 
Dall’amore profondo di un maschio ed una femmina si può generare il dono divino, la scintilla della vita. 
La genitalità non può essere surrogata dall’affettività. Un’attrazione affettiva può essere temporanea ed episodica, non può sostituire una famiglia: un io ed un tu; cioè la capacità di superare il proprio egoismo e trascendere nel sistema di vita di un altro, diverso ma complementare. 
Certo si è imperfetti così come è imperfetta e fragile la condizione umana; può essere straripante il dolore provocato dall’urto della diversità; può essere faticoso ed impegnativo ricostruire rapporti sciupati dalla quotidianità. 
Ma amandosi e venendosi incontro, perdonandosi e aiutandosi, i coniugi sperimentano la bellezza e la vertigine di inoltrarsi l’uno nell’universo misterioso dell’altro. 
L’esito di un cammino di vita nella complementarietà è il figlio accolto e generato, gestato e partorito, educato e fatto crescere. 
Un padre che non abbia sofferto con la moglie il nervosismo, le paure, le trepidazioni, gli sbalzi d’umore tipici della gravidanza; che non sia stato accanto alla moglie durante il parto, impotente e imbarazzato, non conoscerà neanche la sofferenza del figlio partorito a prezzo di dolori lancinanti. 
Non potrà mai capire il legame carnale e profondo che lega il figlio alla madre  e che solo fisicamente verrà reciso.
 Perché nessuna somma di denaro o nessuna presunta generosità di donne che mettono a disposizione il proprio utero potrà cancellare quella vita comune,quel sentire e quei palpiti all’unisono avvertiti per nove lunghissimi mesi. 
Quella lacerazione costituirà la memoria perenne di un dolore a cui il feto non saprà dare senso per tutta la sua esistenza. Sono verità elementari attestate da biblioteche di studi e ricerche psicologiche e neuropsichiatriche, così come è accertato che la formazione umana si compie nell’equilibrato, inscindibile rapporto dell’elemento maschile e femminile. 
Ora un piccolo in fase di crescita, di formazione e di identità, vivendo con due donne o due maschi, quando, dove, come, vede e constata la differenza di genere? I piccoli imitano gli adulti, da essi imparano e traggono modelli per la loro vita, quindi vivendo con gli omosessuali quali identità, idealità e modi comportamentali possono adottare? Stiamo forse preparando generazioni di omosessuali autodistruggendo la nostra civiltà occidentale prima dell’ISIS?
E’ questo l’insulto più grave del Ddl. Cirinnà; insulto alla persona e pericolo per la vita di molti nelle prossime generazioni. E’ l’antidoto alla forte denatalità che ci affligge, è la risposta politica ai gravissimi problemi che ci tormentano?
Non sarebbe stato più opportuno predisporre occupazioni lavorative per i giovani invogliandoli così a formarsi una famiglia, o ancora meglio, sostenere economicamente le famiglie, legiferare rendendo obbligatorio il part-time per le mamme di piccoli da zero a 14 anni?Per non parlare della necessità di infrastrutture che affianchino le famiglie, a partire dagli asili nido alle scuole materne. 
Sono convinta in realtà che questo Ddl. sia l’ultima tappa di un processo di decostruzione dell’intero sistema sociale e politico iniziato dagli anni ’70, con lo svilimento e lo svuotamento culturale della scuola portato avanti  con  vari Ddl. che hanno smantellato l’impianto gentiliano senza sostituirlo con un’altra struttura organica e valida.
Si sono frantumati e svuotati i contenuti in nome della modernità,  limitate perciò le materie umanistiche. Continuano però ad essere ignorate le discipline scientifiche,  matematiche e linguistiche edulcorate dall’informatica, con buona pace della “buona scuola” renziana.
Sono stati eliminati tutti i filtri di acquisizione di conoscenze, di metodo,di capacità e proprietà linguistiche, di strumenti critici previsti al completamento dei diversi cicli scolastici,sopravvivendo un opaco,formale e larvale esame di maturità.
 D’altra parte, l’immissione massiccia in ruolo dei docenti praticata da oltre un trentennio senza prassi concorsuale, ma solo ope legis ed eliminando qualsiasi controllo e verifica di capacità didattica da parte dei dirigenti scolastici,non poteva avere risultati diversi. Cosicché le nuove generazioni appaiono appiattite e omogeneizzate, accomunate alle vecchie generazioni, sfiduciate e rassegnate, nel disinteresse anche per questo Ddl. concepito da parlamentari zoticoni, ignoranti, voltagabbana,senza dignità e credibilità, che continuano a prosperare alle spalle di un popolo bue.

                                                                                                  

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