Cerchi nell'acqua
Viaggi, curiosità, progetti, letture, riflessioni
domenica 18 agosto 2019
mercoledì 26 settembre 2018
Nei luoghi del commissario Montalbano
Rita
Frattolillo
Mettere
piede in Sicilia è sentirsi avvolti dal rumore delle civiltà che hanno
attraversato i secoli lasciando in eredità straordinaria traccia di sé nel
patrimonio storico-architettonico, nelle tradizioni e nella gastronomia.
Ma quello che ti strega da subito percorrendo
la rete stradale è la successione di dolci rilievi alternati a piane sterminate
coperte di agrumeti; dappertutto, le distese infinite di fichi d’india che
interrompono con pennellate rosse qua e là il verde dominante. Ci addentriamo
nella Sicilia orientale, terra già abitata nel III millennio a.C., calpestata
da greci, romani, arabi, normanni, svevi, angioini, spagnoli e via discorrendo.
Vestigia antiche, come quelle di Siracusa, Catania, Piazza Armerina, convivono
con una quantità impressionante di palazzi storici -specie del Sei/Settecento- ed
è grazie a loro che diverse città, come Modica e Ragusa, fanno parte del
patrimonio Unesco.
mercoledì 30 maggio 2018
Chigi…chi
era costui?
Rita Frattolillo
Un nome,
un destino…Questo è il pensiero che mi salta in testa mentre guardo con attenzione i ritratti impettiti dei tanti Chigi effigiati in pompa magna, come
Ludovico (1866-1951), in alta tenuta di Gran Maestro del Sovrano Militare
Ordine di Malta, o quelli dei tanti primogeniti Chigi, che dal ‘700 fino al
pontificato di Paolo VI hanno ricoperto
l’importante carica di Custodi del Conclave e Marescialli di Santa Romana
Chiesa. Certo, lo so, alla parola “Chigi”, la mente va “naturalmente” alla sede
romana della Presidenza del consiglio dei ministri, al severo edificio di
piazza Colonna venduto allo Stato dalla
famiglia nel 1917. Ma io non sono a Roma, oggi, mi trovo nella meta di villeggiatura
prediletta dagli antichi. Orazio, Ovidio, Strabone, amavano questi luoghi
boschivi dediti al culto di Diana Aricina, culto che si intrecciava con i miti
di Fedra, Teseo e - per l’appunto - della ninfa Aricia. Qui, una colonna
miliare segna tuttora l’inizio della via Appia, e qui avveniva il primo cambio
di cavalli.
mercoledì 31 gennaio 2018
Recensione di Giuseppe Tabasso al romanzo di Rita Frattolillo "Le ali del ritorno"
L'impulso a scrivere nasce come
sfogo, curiosità, fame e piacere di vita, poi può diventare bisogno, passione e
ossessione. Ci s'infila in un tunnel
simile a quello della droga: all'inizio vi si entra per star bene, poi ci si rimane
per non star male. Mi è venuto di pensarlo leggendo il romanzo di Rita
Frattolillo, Le ali del ritorno, che, come racconta l'autrice, ha avuto per
molti anni una gestione complicata, con pagine distrutte, accantonate, riprese
e rielaborate più volte "come un’ossessione che non si riesce a
vincere". Spesso infatti il lavoro dello scrittore (e lo dico da semplice
scrivente) è proprio questo: la riscrittura come parte integrante del processo
creativo. Lo diceva Flaubert: "Scrivere significa riscrivere”.
sabato 20 gennaio 2018
Margherita Sarfatti
di Rita Frattolillo
Margherita
Grassini Sarfatti è stata oggetto di
alcune pubblicazioni soltanto dopo la
cancellazione della damnatio
memoriae a cui l’intellettuale è stata condannata per il suo turbinoso
legame con Mussolini e per il suo
indubbio coinvolgimento nel Ventennio fascista. E' stato tuttavia privilegiato il lato “scandalistico-sentimentale”
che, disgraziatamente, ha messo in ombra le eccezionali doti della donna come
critico d’arte, mentore e mecenate delle avanguardie artistiche del primo
Novecento. Non solo, perchè Margherita è stata lodevole ambasciatrice italiana
della cultura all’estero, grande tessitrice di feconde relazioni politiche e
culturali con l’élite internazionale dell’epoca, famosa scrittrice e
giornalista.
Nell’autunno
2017 per la Collana “Le Crinoline” diretta da Sandra Pietrini dell’Università
di Trento, con un Comitato Scientifico di primordine, annoverando Anna Sica
dell’Università di Palermo e Sylvana Tomaselli del S.John College di Cambridge,
la ricercatrice Angela Frattolillo ha pubblicato il saggio Margherita
Grassini Sarfatti, Protagonista Culturale del Primo Novecento ed. Ares.
sabato 4 novembre 2017
IL LESSICO FAMILIARE DI RITA - recensione al libro "Le ali del Ritorno"
Un racconto da lasciare in dono ai nipoti che vivono lontani, in una
città del nord, scritto per soddisfare le loro curiosità e i loro perché, e che
man mano prende forma e diventa un romanzo. Un omaggio alle proprie memorie, affinché riprendano vita attraverso
la scrittura.
martedì 16 maggio 2017
La leggenda di Fata
RITA FRATTOLILLO
La figura di Fata rappresenta un
superamento dell’immagine
femminile così come viene rappresentata
secondo la tipologia di questo genere narrativo.
Infatti ci troviamo di fronte ad una ragazza di ceto molto modesto - è una pastorella – e tuttavia ben conscia
della propria dignità di donna.
Lei non si lascerà incantare dal
bagliore delle gemme, né dalla prospettiva di una esistenza agiata da
castellana.
Per niente disposta a cedere alle
lusinghe del potente di turno, rimarrà
fedele al suo innamorato e dimostrerà coi fatti di essere gelosa della sua
virtù. Pur di non tradire i propri sogni,
sacrificherà la propria vita.
sabato 25 marzo 2017
"Cent'anni di solitudine" di Gabriel Garcìa Màrquez
di Rita Frattolillo
Sull’onda del buon docufilm “Gabo”
mi sono riavvicinata al romanzo “Cent’anni
di solitudine” scritto nel 1967 dallo scrittore colombiano G.G. Màrquez (1927-2014), premio Nobel 1982.
Sono quattrocento pagine che con piglio epico
narrano la storia della famiglia Buendia lungo sei-sette generazioni, a
cominciare dal patriarca José Arcadio Buendía, il quale, dopo aver vagato a
lungo e inutilmente con altre famiglie
amiche nella sierra alla ricerca della costa, si ferma a fondare il villaggio di Macondo, vicino alla
grande palude. Di pari passo con la saga familiare, seguiamo la crescita di
Macondo, la sua “prosperità miracolosa”, ma anche la sua distruzione. Inizialmente
composto da poche
case di fango, esso si abbellisce via via con abitazioni in
mattoni e tetti di zinco, finché arriva la compagnia bananiera che porta lavoro
e nuove possibilità economiche. Anche la vita si anima, la gente si civilizza, conosce
il grammofono e il telefono, arriva la ferrovia.
sabato 21 gennaio 2017
Tra la "Lettera a una professoressa" di don Milani e "A colloquio con Belzebù" di Elvira Tirone
di
Rita Frattolillo
Nel maggio1967,
un mese prima che si spegnesse ad appena 44 anni, don Lorenzo Milani pubblicava
un volume scritto insieme ai suoi alunni, i ragazzi della sperduta frazione di
Barbiana, nel Mugello.
“Lettera a una professoressa”, questo il titolo, ebbe
l’effetto di un sasso nello stagno.
Perché essa dava voce a ragazzi poveri, considerati i paria della socità, e poi
perché denunciava forte e chiaro il
sistema scolastico e un metodo didattico
che, favorendo l’istruzione delle classi agiate, i cosidetti “Pierini”,
abbandonava all’ignoranza la maggior parte del Paese.
Ma chi era Don Milani?
Un sacerdote, insegnante, scrittore ed educatore, che, con quei ragazzi,
aveva tentato una sperimentazione di scuola a tempo pieno, realizzando un
collettivo dove si lavorara tutti insieme, e chi sapeva di più aiutava gli altri.
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venerdì 9 dicembre 2016
Il castello di Gambatesa (Molise), gioiello dell'arte rinascimentale
Rita
Frattolillo
Quando
si torna a Gambatesa, paese affacciato sul lago di Occhito, uno specchio
d’acqua incastonato nello splendido panorama della valle del Tappino, a una
trentina di km. dal capoluogo
Campobasso, non si può fare a meno di apprezzare l’ospitalità degli abitanti,
che qui sono circa 1500, e il notevole decoro
urbano; dopo qualche giro nel lindo centro
storico, si sale fino al colle Serrone, dove si erge il castello.
Qui la visita è obbligatoria, per poter ammirare con rinnovato interesse e piacere i mirabili affreschi di Donato Decumbertino (Da Copertino) che ne decorano le stanze.
Passando
da un ambiente all’altro, la mente va immancabilmente allo splendido e sontuoso
volume pubblicato nel 2003 da Franco Valente, mente vulcanica votata con la più
grande verve e altrettanta competenza
alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio molisano.
L’architetto
Valente, in quegli anni direttore della collana “Castelli del Molise” per le
Edizioni Enne di Enzo Nocera, ha contribuito notevolmente, specie grazie alla pubblicazione di svariati saggi e
studi storico-artistici, ad accendere l’interesse su periodi poco indagati del
nostro passato.
lunedì 28 novembre 2016
Le donne del Molise e il Fascismo
Rita Frattolillo
Il regime, fin dall’inizio,
seppe blandire - e sfruttò con successo - il desiderio delle donne di servire
da un lato la comunità nazionale e dall’altro di soddisfare la loro esigenza di
impegno pubblico, e si adoperò per creare la “donna fascista per l’Italia
fascista”, sottolineandone, con il pieno sostegno della potente macchina
propagandistica, il ruolo di madre e di
massaia, fino ad arrivare alla missione patriottica, secondo i desideri
del duce.
Il modello maternalista
“Nell’aula
magna del Reale convitto nazionale “Mario Pagano” si è con rigido rito
celebrata la «Sagra della famiglia». I capi di famiglia numerosa, le cui
consorti sono state designate per il distintivo di benemerenza, hanno il posto
d’onore. Tutti i settori sociali sono rappresentati (…) poiché sentono che in
questa celebrazione si eleva l’inno dell’amore, della fede, si consacra l’amore
della Patria, più potente per maggior numero dei suoi figli” [NOTA Il Giornale d’Italia 5
marzo 1940, Campobasso esalta la Sagra della maternità nel nome del Duce ]
Così
Il Giornale d’Italia 5 marzo 1940 riferiva, nel tono enfatico tipico di quegli anni, e con
dovizia di particolari, l’annuale celebrazione della maternità, che, dopo il
discorso tenuto dal camerata Francesco Trotta, si era conclusa con la
“Distribuzione delle medaglie di onore alle madri prolifiche
che sfilano dinanzi ai gerarchi ricevendo l’ambita attestazione tra il plauso
degli intervenuti”. Ad essere celebrate erano solo le madri prolifiche: il
primo anno, si tenne l’adunata nazionale a Roma, alla presenza del duce, e le
madri delle 90 province italiane passate in rassegna come migliori esemplari
della razza non furono chiamate per nome, ma per…numero di figli. Sui giornali
trovava spazio anche il “Bollettino
demografico” della settimana, che riportava, oltre al numero dei nati e dei
morti, l’elenco delle famiglie
prolifiche dei vari paesi molisani “da additare ad esempio”, come la coppia
D’Alò Maurillo e Franceschini Adelia, che aveva ottenuto (Il Giornale
d’Italia 6 marzo 1940) il 2°premio demografico di £1500 per aver avuto dal
1925, anno del matrimonio, 9 figli, “ oggi tutti viventi e a carico.” Il
trafiletto si chiudeva trasudando
retorica: « Montenero rurale, prolifica,
fiera di questo riconoscimento della sua sana fecondità saprà in questo campo e
in altri seguire sempre più i dettami del Duce».
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domenica 20 novembre 2016
"Il sentiero di Aracne" di Elvira Santilli Tirone
di
Rita Frattolillo
Dei
tre romanzi della scrittrice nata a
Capracotta (Campobasso), pubblicati tra il 1968 (Oltre la valle) e il 1996 (Il
sentiero di Aracne) con l’intermezzo del 1991 (A colloquio con Belzebù), non credo che siano in molti a sapere che
il primo e l’ultimo sono stati generati nello stesso periodo, pur se usciti a
quasi trent’anni di distanza.
Un
dato non tanto rilevante se Oltre
la valle e Il sentiero di Aracne
sviluppassero un tema simile.
Al contrario, mentre Elvira raccontava il proprio vissuto e quello della
propria famiglia, già si andava concentrando sulla condizione della
donna, che nell’età patriarcale era considerata priva di attitudini creative: è
questo il tema trattato ne Il sentiero di
Aracne.
Quindi,
mentre Elvira assaporava il meritato
successo del primo romanzo, la sua mente già mulinava vorticosamente problematiche epocali che andavano assolutamente
affrontate e sviluppate: la condizione della donna nella società (Il sentiero di Aracne) e le
problematiche del mondo scolastico (A colloquio con Belzebù).
Ma
se dopo Oltre la valle la
penna di Elvira, grazie al suo “cervello a scacchi” - suo copyright- non
si è fermata più, è sicuramente
insolito per il lettore immergersi nel
mito, penetrare in una trattazione etico-filosofica completamente diversa dagli
altri due romanzi.
venerdì 15 luglio 2016
WLODEK GOLDKORN,"Il bambino nella neve", romanzo, Feltrinelli, 2016
Rita Frattolillo
Lo scrittore
polacco Wlodek Goldkorn, che attualmente vive a Firenze dopo aver
lasciato la Polonia nel 1968, è autore di diversi saggi sull’ebraismo e
sull’Europa centro-orientale. Per anni responsabile culturale del settimanale
“l’Espresso”, è una voce conosciuta nel panorama culturale italiano; ha
intervistato scrittori importanti, premi Nobel, artisti, e ha narrato molte
storie, ad esclusione di quella sua. La storia di un bambino, nato nel 1952 da
genitori ebrei militanti comunisti sfuggiti
nel 1939 agli orrori delle seconda guerra mondiale, che è cresciuto nel vuoto
di una memoria familiare – quella delle deportazioni e degli eccidi di sei
milioni di ebrei – indicibile ma impossibile da dimenticare. Diventato nonno,
però, Wlodek si trova di fronte al dilemma di come trasmettere ai bambini la
memoria di un passato inenarrabile, temendo
di non saper rispondere alle loro
domande sul loro essere ebrei, sulla
Shoah, sui perché – tutti esecrabili - di vicende tanto orribili.
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lunedì 13 giugno 2016
La letteratura italo-americana e il "nuovo" ruolo del traduttore
Rita Frattolillo
Delle numerose ondate migratorie che, spinte dalla
disperazione, dalla seconda metà dell’Ottocento hanno varcato l’oceano
spopolando il Molise e lasciando le donne ad affrontare da sole la difficile
condizione di vedove bianche, è rimasta testimonianza nelle lettere, scritte su
paginette di quaderno ingiallite dal tempo con mano malferma e in dialetto,
inviate dai nostri manovali e “artieri” ai familiari. Sono quelle povere frasi
sgrammaticate a gettare luce sugli aspetti crudi e duri della loro quotidianità
di emigrati.
Poi sono arrivati i Pietro Corsi (classe 1937) e i Giose
Rimanelli (classe 1926), emigranti di successo e prolifici autori, a creare,
direttamente in italiano o in inglese, l’epopea migratoria, scavando nelle
stigmate della propria identità lacerata.
Quindi c’è stato il passaggio ad autori di lingua inglese
come Nino Ricci (1958), che, pur appartenendo alla generazione nata
oltreoceano, hanno attinto, nelle loro creazioni letterarie, ai risvolti spesso
allucinanti dell’emigrazione, sull’eco tumultuosa di una tensione in bilico tra
il peso delle radici e l’esigenza di conoscere il proprio io.
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giovedì 9 giugno 2016
Civitacampomarano (Campobasso) ieri e oggi
Rita Frattolillo
Il viaggio è stato più lungo del previsto,
ma molto pittoresco, un’ immersione totale in un pesaggio ondulato tra le alture dalle mille sfumature di verde, quello tenero
e fresco della primavera che si fa largo.
Lungo il ciglio, eleganti steli della
malva fiorita e pseudoacacie dai grappoli bianchi.
Il loro
profumo intenso irrompe nell’auto inebriandoci.
A guastare l’armonia, un’orribile infilata di
pali eolici sul crinale, proprio presso Lucito, paese natale del pittore molisano a me caro, Antonio Pettinicchi.
Il cartello stradale di Castelbottaccio,
nome indissolubilmente legato a quello della baronessa illuminista Olimpia
Frangipane, ci segnala che la nostra meta è prossima.
domenica 8 maggio 2016
ANTONIO TROMBETTA, pioniere della fotografia
(Napoli,19.02. 1831 ‑
Campobasso 5.01.1915 )
di Rita Frattolillo
Dopo tentativi per convincere il
padre, ne ottiene finalmente il consenso, e il
ragazzo frequenta con profitto l'Accademia di Belle arti, dove sembra che sia stato compagno di studi di Palizzi e Morelli. Si dedica anche alla
decorazione sotto la guida dei famosi fratelli Gagliano. Dopo un periodo trascorso in Marina Antonio torna a Napoli, dove lavora come decoratore, ma appunta la sua attenzione alla nascente arte fotografica
martedì 3 maggio 2016
Un gioiello milanese del periodo risorgimentale:Palazzo Archinto
di Rita Frattolillo
Nel cuore di Milano, nella silenziosa
ed elegante via della Passione fiancheggiata da begli edifici in stile tardo
neoclassico si erge, severo e imponente, Palazzo Archinto.
Dal grande portale aperto si nota, al centro del cortile d’onore, la statua bronzea, eseguita
dall’allievo di Antonio Canova Angelo Pizzi, che ritrae Napoleone nella posa e nelle vesti di antico romano.
Non avrebbe mai potuto immaginare, il conte Giuseppe Archinto
che lo fece costruire, che il cortile
del suo sontuoso palazzo sarebbe stato
un giorno dominato dalla statua di Napoleone, l’uomo simbolo dei principi
libertari che egli osteggiava.
Un affronto, per lui, talmente filoasburgico da aver inserito nel
suo stemma l’aquila bicefala!
Ma non avrebbe neanche lontanamente immaginato, il conte, che
i magnifici interni avrebbero assistito alle vicende storiche più eterogenee.
giovedì 28 aprile 2016
Claudio Magris, Non luogo a procedere, Garzanti 2015
L’allestimento di un museo della
guerra - progettato per esaltare la pace dopo la tragica morte di un eccentrico
raccoglitore di armi e documenti “scottanti” - getta lampi di luce su squarci
di esistenze sconosciute e impensabili che si intersecano sotto cieli e tempi
diversi. I cannoni arrugginiti, le carlinghe sfondate, le vecchie baionette, ma
anche armi esotiche come il macuahuitl (una mazza di legno ferrata usata come sciabola e arma da punta in uso
presso gli Aztechi e tutti i popoli della mesoAmerica), tutti attrezzi che la
curatrice del nascente museo, Luisa - madre ebrea incenerita a San Sabba e
padre sergente afroamericano morto a Trieste - deve allestire nelle diverse
sale, aprono scenari su storie piccole e grandi
che la coinvolgono in una strana misteriosa rete.
domenica 21 febbraio 2016
A proposito del Decreto Legge Cirinnà
Nella storia ci sono momenti in cui è doveroso e necessario intervenire, far sentire la propria voce e gridare il proprio sdegno nella melassa mediatica che strombazza sui diritti di assicurare a pochi, ignorando quelli dei molti senza voce e potere.
Ma l’omosessualità è
sempre esistita e praticata, anche per particolari contingenze storiche e
sociali,ma vissuta con naturale pudore e discrezione, senza bisogno di
esibizioni, pubblicità e spettacolarità spesso becere, se non triviali.
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