Per il suo romanzo di esordio Io sono la guerra (Rizzoli, 2012, pp.524, 22 euro), Adelchi Battista (Campobasso, 1967), che vive a Roma, dove scrive per la radio, la televisione e il teatro, sceglie un periodo cruciale della seconda guerra mondiale, il mese che va dal 23 giugno al 25 luglio1943 .
Giorno dopo giorno, Battista ricostruisce, sulla scorta di una messe enorme di documenti ricercati con pazienza e tenacia, il drammatico mese in cui precipita rovinosamente, dopo venti anni di dittatura, il regime fascista. Questo romanzo storico, che coniuga il ritmo e l’allure di un film in presa diretta con il rigore richiesto dall’argomento, si apre sulle voci del prossimo sbarco anglo-americano in Sicilia riferite a Hitler dai gerarchi nazisti nel centro di comando e di controllo di Berghof, e poi, un capitolo dietro l’altro, affronta da più angolazioni – dalle stanze del potere come dalla strada - i nodi politici che hanno segnato quei giorni memorabili della nostra Storia, mettendo in scena dialoghi, fatti e personaggi che porteranno all’ultima seduta del Gran Consiglio, per la quale Dino Grandi aveva preparato un ordine del giorno avverso al duce, che decreterà, in un clima di accesa tensione, la crisi definitiva del regime e la fine di Mussolini. Basandosi su notizie, foto, fughe di notizie, Battista, che rivela nel suo feed-back un notevole bagaglio culturale in cui è confluita anche la lettura di Laurent Binet e Jonathan Littel, con Io sono la guerra, che va meritoriamente ad arricchire la non vasta bibliografia molisana del settore, ha il pregio di raccontare gli eventi della macrostoria come un romanzo, avvincendo il lettore nell’intrico dei giochi di potere e del destino, anche grazie all’alta qualità e alla buona tenuta di una scrittura senza cedimenti.
Rita Frattolillo
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