di Rita Frattolillo
La torre Calahorra che custodisce il museo
storico sovrasta l’ingresso al maestoso ponte
romano che lo scavalca, ed è proprio la torre che all’inizio mi impedisce di
vedere il vecchio mulino arabo perfettamente restaurato che spunta a pelo d’acqua.
La città oggi conta 300mila
abitanti, e ha una centrale di pannelli solari,
mentre le terre circostanti
producono olio, vino e cotone.
Il suolo di Cordoba è stato
calpestato nel corso dei secoli da una moltitudine di popoli, tra cui i fenici, i romani, gli ebrei e gli arabi. La
storia della città è costellata di periodi di grandezza e di decadenza.
Agli inizi fu una colonia fenicia
(il nome deriva forse dal fenicio corteb, molino da olio) alleata
dei Cartaginesi. I Romani la conquistarono nel 206 a.C.,
trasformandola nella ricca e colta colonia patrizia romana, patria di Seneca e
di Lucano, entrambi fatti assassinare da
Nerone.
In seguito il pretore M.Claudio
Marcello la edificò secondo le usanze romane, le diede il nome di Cordŭba e
la fece capitale dell'Hispania Ulterior.
Nel 45 a.C., durante
la guerra civile tra Cesare e Pompeo, la città, che parteggiava
per Pompeo, venne assediata e presa
dall'esercito di Cesare.
Nel I secolo, a causa della distruzione di
Gerusalemme per mano dei Romani, molti Ebrei si riversarono qui, coprendo fino
al 20% della popolazione. Visitiamo la Juderia, l'antico quartiere ebraico
dal dedalo di vie strettissime situato alle spalle della moschea (Mezquita). E’ in questo quartiere-ghetto che nacque Maimonides,
il sapiente medico che aveva avuto anche il pregio di ridurre a norma le leggi della Torà.

Alla sua memoria è stata eretta
una statua che ammiriamo in uno slargo
della Juderia.
La città non subì l'invasione
barbarica e rimase romana sotto l'egida di Bisanzio fino a quando l'ultimo
invasore visigoto ariano Leovogoldo (convertito al cattolicesimo) la conquistò
alla fine del VI sec d.C.
Quando nel 756 gli Arabi entrarono a Cordova trovarono una capitale
monumentale e bella contornata da molti cenobi e monasteri. Possedeva le
fortificazioni migliori di tutta la Spagna meridionale e una
cattedrale dedicata a S.Vincenzo sulla quale alzarono la Moschea.
Fin dall'inizio dell'invasione musulmana
Cordoba fu preferita a Siviglia, diventando una delle capitali dell'impero
islamico in Spagna. Vi si succedettero
ben venti emiri fra il 715 e il 756, quando diventò capitale di un
emirato indipendente da Damasco.
Nel 929 ebbe inizio il califfato indipendente
di Cordova, e fu allora che la città divenne un fiorentissimo centro culturale
e artistico: celebre la scuola di intagliatori di avorio.
Grande capitale nel mondo di quel
tempo, raggiunse il milione di abitanti alla fine del X secolo.
Purtroppo l'invasione
dei Berberi (1010) e la caduta del califfato (1031) decretarono l’inizio della decadenza.
Due secoli dopo, Domenico Munoz
dos Hermanas, capostipite della famiglia De Cordoba, riuscì a togliere ai mori
la città (1236 ) per conto del re cattolico Ferdinando III detto il Santo,
e questo le ridiede una funzione strategica nella lotta contro il sultanato di Granada.
Ma la partenza della comunità
musulmana fece perdere alla città le sue
famose industrie (i celebri cuoi “cordovani”), le scuole e i commerci
internazionali.
La Patria del filosofo arabo
Averroè e di molti altri pensatori e poeti arabi ed ebrei ormai era solo
un ricordo.
E niente sarebbe più tornato come prima.
Ascesa al trono nel 1474, la
regina Isabella introdusse in Castiglia (1480) e poi nel resto della Spagna la
Santa Inquisizione, e si dedicò (1492) alla conversione forzosa di tutti i
sudditi in nome del principio della
conformità religiosa.

Ciò portò alla dispersione degli ebrei sefarditi soprattutto
nel bacino del Mediterraneo, in particolar modo nei territori dell'impero
Ottomano dove trovarono una maggiore tolleranza religiosa.
Molti continuarono a
professare segretamente la loro religione, pur essendosi convertiti, ma chi
veniva scoperto era bruciato vivo sul rogo e i suoi beni erano confiscati dalla
Corona, pratica che divenne piuttosto diffusa per finanziare le casse del regno
che in quel periodo era impegnato nello sforzo di finanziare i viaggi di
esplorazione per la scoperta di nuove terre.
Gli ebrei convertiti, comunque,
subivano in ogni caso discriminazioni sociali ed economiche: erano loro vietati
particolari mestieri, venivano additati come marranos (in lingua spagnola maiali), e spesso si arrivò a segregarli in
determinati quartieri delle città (le Juderias).
Alla reconquista di Granada, 1492, il papa Innocenzo
VIII conferì a Isabella ed al marito Ferdinando il titolo di "Maestà
cattolica".
In cambio, la sovrana fece omaggio al suo successore, il papa spagnolo Alessandro
VI Borgia, del primo oro arrivato dalle Americhe grazie alle esplorazioni
di Cristoforo Colombo. Con una parte di esso fu rivestito il soffitto
della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Nella città antica vi sono importanti
vestigia di quando Cordova era la
prospera capitale dell’emirato, poi trasformatosi in califfato, e il
nucleo conserva la struttura tipica dei centri musulmani, con vie strette che
si snodano a serpentina e si incrociano irregolarmente.
Dopo il suggestivo "vicolo
dei fiori", con i panieri di fiori che fanno bella mostra dai muri, ci
sorprendono le piccole piazze (campos), le vie a fondo cieco, le case
basse con cortili interni (patios).
Diversamente dalle altre città
spagnole, manca una piazza che faccia da centro cittadino.
L'espansione moderna
si è svolta quasi esclusivamente nelle zone periferiche, lasciando intatta la
fisionomia originaria del vecchio centro musulmano.
Grazie alle sue numerose e
insigni testimonianze artistiche specie del periodo arabo, nel 1984 l'antico
abitato medievale è stato incluso nel patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Ci inoltriamo nelle strade affollate;
diverse botteghe e bottegucce espongono
oro e argento lavorato in filigrana, secondo un’altra antica tradizione
locale.
Visitiamo l’unica, residua sinagoga (con le
due di Toledo) di tutta la Spagna meridionale :
è piccola, sconsacrata e completamente spoglia.
Resta in piedi sotto forma di
museo il palazzo dell’Inquisizione, a testimonianza della crudeltà umana.
Un
capitolo di Storia orribile e purtroppo
incancellabile si apre ai nostri
occhi sconcertati davanti agli attrezzi inventati dalla cattiveria umana per estorcere
con la tortura alle povere vittime la confessione tanto desiderata dagli
inquisitori!

La grande Moschea (La Mezquita)
, cinta da un alto muro al punto da sembrare una fortezza più che un tempio, è grandiosa
con il suo minareto e le sue cupole, ed è insieme moschea e cattedrale.
Fu iniziata nel 785 sopra la
pianta della preesistente Basilica di San Vincenzo, come s’è detto, e ampliata
tra il sec. IX e il X.
Questo, che è il monumento più
famoso e meglio conservato della Cordova islamica, è anche il più importante edificio
musulmano della Spagna.
In origine, essa consisteva in
una sala di preghiera con nove navate ortogonali al muro della qibla, di
cui quella centrale più larga delle altre, secondo la tradizione islamica. Le
colonne, provenienti da precedenti edifici romani o visigoti, reggono un doppio
ordine di archi a ferro di cavallo. Le parti più notevoli dell'edificio, quali
il mihrab, con le
porte che lo circondano e le tre superbe cupole antistanti, impostate su archi
incrociati, si debbono ad al-Hakam II (961-976). La decorazione
interna è basata sul contrasto di colore delle fasce alternate di mattoni e
pietra e sull'orlo degli stucchi che inquadrano porte e miḥrāb.
Mi prende un forte smarrimento,
una specie di vertigine, e il mio senso di estraneamento raggiunge l’apice.
Perché mi rendo conto di essere in una moschea - ne ha tutte le caratteristiche
- ma vedo anche un tempio cristiano straordinariamente ricco nello splendore
dello stile barocco.
L'originale unione della
struttura architettonica ed artistica tipica della Moschea con quella della
Cattedrale, senza soluzioni di continuità, genera un effetto architettonico impressionante,
che l'ha resa famosa in tutto il mondo e di cui avevo sempre sentito parlare.
Ma se
ne potrebbe descrivere ogni dettaglio per pagine e pagine senza mai riuscire a
trasmettere la sensazione magica che si prova una volta che si è all’interno e
si viene avvolti da quella foresta di pietra
fatta di archi e colonne colorati!
Rita Frattolillo © Tutti i diritti riservati 2016
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